Qualche giorno fa, tornando a casa dal lavoro, stavo distrattamente ascoltando una trasmissione di Radio 24 (mi sembra fosse “Effetto giorno”). Ad un tratto la mia attenzione è stata attirata dal conduttore che, parlando con un ospite telefonico, gli chiedeva: “Quindi voi volete che la Regione Veneto spenda 500.000 euro, per finanziare l’allestimento di presepi nelle scuole?”….Non mi ricordo più bene cos’abbia risposto l’ospite in questione, però mi rammento molto bene cos’ho pensato io: “rieccoci. Arriva Natale e, puntualmente, si ripresenta l’ormai tradizionale polemica sul presepe!!”
Una volta tornato a casa, mi sono un po’ documentato sull’accaduto. Sembra che Andrea Bassi e Stefano Casali, consiglieri regionali del Veneto, del gruppo Centrodestra Veneto – Autonomia e libertà, abbiano firmato una mozione con cui chiedono al governatore Zaia e alla Giunta regionale di invitare i presidi delle scuole venete, di ogni ordine e grado, ad allestire dei presepi per Natale. A questo scopo chiedono addirittura l’attivazione di un apposito capitolo di spesa.
La motivazione addotta dai due proponenti è che: “simboli come il crocefisso e il presepe hanno un significato civico e culturale, prima ancora che religioso” e sono a fondamento dell’identità culturale degli italiani.
L’idea quindi, tutt’altro che disprezzabile esposta in questi termini, è quella di promuovere, sia per gli alunni italiani, sia per gli altri, la conoscenza di simboli culturali fondamentali, perché tramite la scoperta (o riscoperta) di essi, si possano scoprire (o riscoprire) e comprendere i valori fondanti dell’identità italiana e quindi (come ogni “buona scuola” dovrebbe fare) contribuire alla formazione di cittadini attivi, critici e responsabili.
Solo che, riflettendo un po’ più a fondo (come ogni buon cittadino dovrebbe fare) l’iniziativa si presenta sotto una luce un po’ meno brillante e comincia ad evidenziare qualche “pecca”.
Innanzitutto: perché l’allestimento di presepi nelle scuole pubbliche del Veneto dovrebbe essere finanziato con soldi pubblici? Sarà anche vero che il presepe è portatore di valori anche civici, ma è innanzitutto un simbolo religioso, e il Veneto fa (ancora) parte dell’Italia che è (nonostante tutto) uno Stato laico. A nessuno, di solito neanche agli alunni musulmani o ai loro genitori , viene in mente di proibire a presidi professori e alunni di allestire presepi a scuola (se questa iniziativa ha una finalità culturale), se vogliono farlo: ma perché non possono farlo a proprie spese, ad esempio portando le statuine da casa?
In secondo luogo, bisognerebbe specificare quali sono i valori, civici e culturali, di cui il presepe è tramite. I due consiglieri parlano di valore della famiglia (e nel 2017 bisognerebbe chiedersi “quale”) e della maternità. Ma se i proponenti conoscessero un po’ meglio il Vangelo, si accorgerebbero che il presepe parla anche del valore dell’accoglienza nei confronti degli ultimi, come erano in quel caso Maria e Giuseppe: migranti e poveri; e se si ricordassero della vicenda biografica di San Francesco, si accorgerebbero che il presepe è stato inventato da un ricco che si è spogliato volontariamente dei suoi beni, per vivere da povero con i poveri.
Uno spirito un po’ diverso da quello che sembra animare questa proposta, che pare avanzata per mettere dei paletti e delle bandierine ideologiche su cosa è italiano e cosa non lo è; che sembra voler delimitare un territorio culturale da identificare come “nostro” per sottrarlo all’occupazione di chi non ne fa parte. Insomma: una proposta che sembra partire da gente se non ricca almeno, diciamo, benestante, per escludere chi non lo è e tenere solo per se’ benessere e sicurezza: tutto il contrario di Francesco d’Assisi.
E intanto, ormai da decenni, tutte le istituzioni politiche ci dicono che i soldi per la scuola non ci sono. E infatti la maggior parte delle scuole sono brutte, se non fatiscenti; non rispettano i criteri minimi di sicurezza e, almeno quelle in cui ho lavorato io, di solito non hanno la carta igienica nei bagni.
Vorrei quindi dire, ai due consiglieri veneti, di non darsi troppo da fare: se aspettiamo ancora un po’ le scuole si trasformeranno in stalle, frequentate da schiere di buoi ed asini, e l’Italia sarà finalmente costellata da una miriade di presepi viventi.