La morte di Dio e la malattia dell’uomo.

Volendo cercare di comprendere la contemporaneità, non si può fare a meno di partire dalla nietzschiana “morte di Dio”: “Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!” Così esclama l’uomo folle, di fronte alle attonite persone che si trovano al mercato, nel celebre aforisma 125 della Gaia scienza.

La nostra è sicuramente la cultura della morte di Dio. La rivoluzione scientifica, l’illuminismo, la rivoluzione industriale, gli straordinari progressi della medicina, bioingegneria in testa, la globalizzazione economica, hanno contribuito ha creare una società (quella occidentale, ma sempre di più anche le altre) profondamente secolarizzata, e non solo perché la percentuale di coloro che vanno a messa regolarmente o che più semplicemente si dicono credenti è molto bassa.

Tuttavia, a più di 100 anni da questo annuncio, forse il senso di questo evento non è ancora stato pienamente compreso. In un altro passo dell’aforisma 125 l’uomo folle, dopo aver messo in luce il profondo spaesamento provocato dalla morte di Dio, si chiede: “Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa?

Ecco, in queste parole sta la chiave per comprendere la morte di Dio.

Nietzsche afferma che per essere degno della morte di Dio, per riuscire a sopportarne le conseguenze, l’uomo stesso deve diventare Dio. Dicendo questo non si dimostra particolarmente originale, prima di lui l’aveva già scritto Feuerbach, sostenendo che Dio non fosse altro che l’alienazione dell’uomo e che, quindi, l’uomo dovesse sostituire l’antropologia alla teologia, cioè che dovesse diventare un Dio per se stesso.

Ma che significa questo? Cosa vuol dire che l’uomo deve divinizzare se stesso?

Significa che l’uomo deve assolutizzarsi, o che deve imparare a vivere senza assoluti? Ma può, l’uomo, vivere senza assoluti?

Parlando della morte di Dio in altri passi, Nietzsche ha messo in guardia dal rischio di sostituire Dio (cioè l’assoluto, la totalità) con degli idoli.

La storia del ‘900, a partire dai regimi totalitari, e la nostra attualità, sono in gran parte il frutto di questa tragica sostituzione.

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